Cappella-romitorio (con cenobio annesso), sita sul Matese bojanese, a ca. 1000 mt. di altitudine, risalente al secolo IX
Le prime testimonianze della cappella-romitorio di Sant’Egidio, sul Matese, a ca. 1000 mt. di altitudine, si possono far risalire al sec. IX. Il piccolo complesso religioso era costituito da una chiesa con annesso un piccolo cenobio, sulla cui area insiste oggi il moderno rifugio. Il cenobio aveva sin dall’origine funzione di eremo per i religiosi (eremiti a Sant’Egidio sono attestati almeno ancora fino al secolo XVIII) e di ricovero per pastori e viandanti, che soprattutto durante il medioevo, solcavano le strade di montagna che collegavano le fortezze di Bojano e di Roccamandolfi e i due versanti del Matese. I lavori di restauro condotti nel 1995, dalla Soprintendenza, hanno permesso, fra l’altro, di riportare alla luce l’abside originaria, impropriamente occultata da una muratura moderna, consentendo così di retrodatare la costruzione dell’edificio al IX-X secolo. Il popolo bojanese ama particolarmente il sito di Sant’Egidio, tant’è che ogni anno il primo di settembre sale massivamente sulla montagna per onorare il santo abate, il cui culto fu introdotto, verosimilmente, nel XII secolo, dai monaci cistercensi.
Una sorgente d’acqua, sempre gelida, alimenta una fontana in pietra, abbellita da una scultura dell’artista bojanese, Mario Cavaliere. Antiche fonti, munite di abbeveratoi, si incontrano lungo i principali sentieri montani che conducono all’eremo: in particolare, in località “Patrizij” e “Li Lundre” [MR].