Basolato romano risalente al I sec. d. C., riportato alla luce fra 1998 e 2003, afferente al decumano massimo della colonia latina di Bovianum
A causa della strenua resistenza nella Guerra Sociale, i Sanniti Pentri, a differenza degli altri socii, alleati di Roma, prima di vedersi riconosciuta la cittadinanza dovettero subire la devastazione e il genocidio dell’intera popolazione autoctona. La città di Bojano, costruita in posizione difendibile lungo il pendio e sulle alture, fu rasa al suolo e ricostruita come colonia latina in pianura. A Bojano due furono le colonie latine: Bovianum Vetus, formata nel 43-41 a.C. (con statuto municipale) da Ottaviano in base alla Legge Giulia (Lex Iulia); Bovianum Undecimarum colonia fondata successivamente, nel 73-75 d.C. da Vespasiano con donazioni di terre ai veterani dell’XI legione.
L’antica strada riportata alla luce fra 1998 e 2003, corrisponde di fatto al decumano massimo della città romana, e risale con ogni verosimiglianza proprio all’epoca di Vespasiano (I sec. d.C.). Il lastricato riemerso lungo il fiume Calderari, nei pressi del ponte di Corso Amatuzio, è posto alla profondità di 3 metri dell’attuale piano di calpestio ed è costituito da da grosse basole di calcare, generalmente irregolari, accostate senza legante, e presenta una larghezza di 9 metri (14 inclusi i marciapiedi laterali): le crepidini che delimitano la strada, con l’allineamento di blocchi parallelepipedi, presentano un’alzata di 18 cm; il marciapiede nell’unico punto in cui è stato riportato alla luce, è largo 2,40 m. e conserva tracce di pavimentazione. Oggi questa importantissima testimonianza della viabilità antica – Decumano massimo/Via consolare Minucia/Tratturo Pescasseroli-Candela – versa in cattivo stato di conservazione, a causa della risalita di acqua da alcune falde sotterranee, fino alla sua totale sommersione, con il rischio di sparire alla vista dei visitatori come dalla memoria degli stessi abitanti. Di recente la realizzazione di un mulino idraulico, installato direttamente sul fiume Calderari, ed in grado di estrarre l’acqua in eccesso dalla “vasca” del decumano con la sola forza meccanica, ha restituito la meritata visibilità a tale importantissimo documento/monumento, senza deturpare il contesto ed inquinare l’ambiente. [MR]